In ricordo di Monica Zuretti
L’11 Agosto Monica Zuretti, psicodrammatista argentina di fama internazionale e molto cara alla comunità degli psicodrammatisti italiani, ci ha lasciato. Allieva di Moreno, Monica ci ha donato una testimonianza incarnata dello psicodramma come stile di vita e in molte occasioni abbiamo potuto godere della sua presenza e del suo esempio qui in Italia.
Per onorare la sua memoria e il grande patrimonio umano e professionale che ci ha donato, abbiamo chiesto a Clelia Marini e Salvatore Pace, due soci AIPsiM particolarmente vicini a Monica, di “prestarci” delle parole che ci aiutassero a ricordarla e anche a presentarla a
coloro che non l’abbiano incontrata.
Clelia Marini:
Parlare di Monica non è facile, ma non è neanche troppo difficile; lei mi direbbe: “Lascia andare i pensieri, la tua penna scorrerà da sola!”.
Credo che parlare di Monica per le sue straordinarie competenze professionali, in tantissime persone lo possono e lo sanno fare e tanti psicodrammatisti in questi giorni lo stanno facendo!
È conosciuta a tanti la sua capacità di entrare dentro…fino in fondo, con gentilezza e senza ledere, costruendo nello stesso tempo relazioni profonde! Quando la vidi la prima volta, aveva 45 anni ed era una bellissima donna: intrigante, intuitiva, direttiva ma accogliente e, soprattutto nel condurre e nel pensiero, molto alternativa…
Il mio pensiero può focalizzarsi sulla Monica persona perché ho avuto la grande fortuna di condividere con lei tanti momenti di vita…mia e sua!
Nel 1988 la nostra Cooperativa, Il Germoglio, ha iniziato con lei la sua formazione. Veniva da Buenos Aires due volte l’anno, a febbraio e a settembre e, ogni volta, si fermava 20 giorni. In quei 20 giorni, la nostra Cooperativa si nutriva: il consiglio di amministrazione, i soci, gli educatori, i genitori e di riflesso anche i nostri ospiti…era un ribaltone tutte le volte!
Nella sua permanenza viveva prevalentemente a casa mia, solo per qualche volta l’abbiamo ospitata a Punta dell’Est. Le piaceva molto quell’albergo dentro l’acqua del lago, modesto, ma molto dignitoso e accogliente dove veniva svegliata dalle onde del lago che
si infrangevano sui muri!
Non è stato facile lavorare con Monica per così tanti anni, ogni volta che lei tornava a casa in Argentina, a noi spettava il compito di mettere in atto tutto ciò che era emerso negli incontri: in mano a lei lo psicodramma diventava MAGIA… magia pura… nascevano idee mescolate a emozioni che assumevano sembianze di Sogni, sogni che avevano la possibilità di essere realizzati… è quello che ci spettava dopo ogni sua partenza!
Quando Monica era qui, non lavoravo solo durante le sessioni di psicodramma, con lei si lavorava…sempre, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo…era un vulcano di energia. mi coinvolgeva fino al momento prima in cui l’accompagnavo in aeroporto e mi dicevo: “Oh finalmente ora riposo un po’!”. Ma con il passare dei giorni e dei mesi, desideravo il suo ritorno per ricominciare: mi mancava!
Ogni volta ci si metteva in discussione sul fare e sull’ essere…
Dentro questo scenario è nato Psicodramma a più voci, evento che ha permesso a tantissime persone di Incontrare e Incontrarsi!
Che dire? Tante altre cose potrei dire ancora, ma per ora rimangono dentro uno scrigno ben custodito che potrà essere aperto dalle persone che avranno la voglia e il desiderio di conoscere meglio la sua Essenza, non comune, di Spirito libero non conforme ai compromessi!
Una sua frase ricorrente era: “Lo Psicodramma non è una metodologia di lavoro… è una filosofia di vita, è approcciarsi alla vita con libertà, dedizione e Amore!”.
Monica non è stata solo la mia Maestra di psicodramma, è stata insieme ai miei genitori la mia Maestra di Vita e per tutto questo le sarò sempre grata!
Salvatore Pace:
Solo una breve testimonianza, la mia – semmai ce ne fosse bisogno -, della straordinaria terapeuta (nel senso più alto dell’etimo: “colei o colui che ti rimane accanto” o, come nell’inciso di Camus ne “La Peste”: “Fratelli miei, bisogna esser colui che resta!”), della sua natura moreniana, dacché portava incistato il sigillo del nostro maestro, di Jacob Levy “More anu”. Un portato quindi di alcuni richiami al cuore della meravigliosa persona che fu e che molti anni or sono mi accolse nel suo “cerchio ermetico” per il semplice fatto di essere un suo conterraneo di chiare origini, come le sue, italiane. Per cui non ricorderò la preziosità di alcuni suoi insegnamenti né farò menzione della eccezionalità di alcune sue imprese per non essere costretto a barattarle per odore di santità, data la pregnanza della sua presenza, che ancora oggi va molto oltre l’assenza che ci offende. Celebro, di lei e con lei, la bellezza di piccole cose: la sua irriverenza anti-istituzionale, incarnata spesso da
una fragorosa risata di soddisfazione come quando, a titolo d’esempio, durante il Congresso IAGP del 2009, a Roma, al cenacolo del neo eletto presidente Jorge Burmeister, riuscì a fregare il tavolo riservato a lui e a tutto il Board dei Direttori. E, poco tempo dopo, a non lasciarsi sfuggire l’occasione di riprendere il collega basco Luis de Nicolás – di cui più in là ne avremmo compianto l’assenza – intento a svuotare l’ennesimo bicchiere di vino all’insegna di «… ma guarda che questo vino nei Paesi Baschi lo diamo ai bambini, talmente è leggero». O in questa stessa occorrenza – o in un’altra di cui non ho chiara memoria – salendo sull’autobus, sentirla apostrofare, per celia e finta stizza, il
grande amico e collega di sempre, Mario Buchbinder, dicendo a voce alta: «Ma questi argentini me li trovo sempre tra i piedi!». O, dopo qualche anno, prodiga di tenere, calde e copiose lacrime di commozione, nelle segrete della nostra camera d’albergo a Carini, ringraziarci per come era stata festeggiata al convegno organizzato in suo onore presso l’omonimo castello. O in un altrove, fortuito incontro a Laives, nel bolzanese, lei ospite del cugino Romano Zuretti, a goderci una serata di ordinaria bellezza. Lei instancabile come sempre, ricolma di energie, fertile di progettualità infinite, accompagnata dalla sua interminabile chiacchiera, schietta, aperta, attenta a deliziarci sulle novità gossippare del mondo psicodrammatico: sapeva tutto di tutti, dai fatti del quotidiano ai recessi più reconditi e oscuri dell’anima di ognuno. Ovviamente proteggendo queste ultime confidenze con il garbo, il delicato riserbo, con la stessa sensibilità, lo stesso tratto, il medesimo modo di sfiorare l’anima delle persone, che faceva da eco ai suoi modi singolari di abitarsi e di vivere l’altro con pienezza. A volte il suo tocco – volendo stressare il Kafka degli Aforismi di Zürau – portava le persone fino al punto in cui non vi era più ritorno. Ecco: per lei come
per Kafka, era il solo e più alto e degno “punto da raggiungere”.
Raccogliere testimonianze, condividere ricordi, questo l’intento di questa lettera. Una donna straordinaria, Monica Zuretti, la cui impronta indelebile è nei cuori di tutti coloro che l’hanno conosciuta.
Ringraziamo Clelia e Salvatore e ci uniamo alle loro parole, che ci mostrano i molteplici volti di Monica: la professionista visionaria, la maestra innovatrice, l’amica rispettosa, la donna di grande saggezza e profonda umanità.
Ora, lasciamo che sia il silenzio a parlare, lasciamo che l’eco della sua eredità positiva ci accarezzi l’anima, lasciamo che il suo spirito indomito continui a ispirare il nostro operato.
Monica ha lasciato il corpo, ma la sua presenza nella comunità psicodrammatica rimane vivida e potente, come un alito di vento che attraversa con delicatezza i nostri cuori, rinnovando la fiamma della sua eredità spirituale e professionale.
Con gratitudine continueremo a portare avanti il suo insegnamento, sapendo che lei sarà lì, al nostro fianco.